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Inconsueta forma è il titolo della prima\nretrospettiva dedicata all’arte di Fernando Battista, a tre anni dalla sua\nscomparsa, realizzata per volontà del fratello Giuseppe e dei figli Cristian e\nSolidea, ospitata presso la galleria Spazio Arte Petrecca e a cura del critico\nd’arte Tommaso Evangelista. Battista è stato tra gli artisti più significativi\ne influenti dell’arte molisana del secondo Novecento. Formatosi all’Accademia\ndi Belle Arti di Napoli e successivamente nel solco guttusiano del realismo sociale\nmatura, negli anni, un’evoluzione significativa della pittura transitando per\ncicli e periodi e approdando, in conclusione, ad una forma astratta e informe,\ndi grande potenza cromatica e materica. Scrive Evangelista: «Vi sono diverse\nanime che convivono ed emergono, sovente con violenza, esplicitando tensioni\nsempre visibili ma mai percepite come conflitti sulla tela, e così la\ndimensione del realismo si piega nelle suture di una sostanza grumosa e\ninstabile come instabile è la pittura ogni qual volta ha abbandonato le\nsplendide utopie sociali del dopoguerra. L’inconsueta forma del titolo è la\nformulazione pittorica che nasce dalla maniera, diventa traccia e cerca un\nnuovo equilibrio nell’essenza di una pennellata, la quale quanto più diventa\ngestuale e materica negli anni, tanto più configura i contenuti quali archetipi\ne non più miti». Ricorda invece Petrecca: «La mostra che ospito con piacere in\ngalleria per alcuni versi ha il merito di rinverdire in me gli anni belli dei\npremi di pittura e di arte del dissenso, delle biennali e dei concorsi ancora\nnon contaminati dall’ “art system”, dalla spettacolarizzazione e mercificazione\ndel mercato, ed è una mostra che rivendica l’appartenenza della pittura alla\nmano del pittore più che alla influenza del curatore o del gallerista di\nsuccesso. Fernando Battista di questa libertà di pensiero ha fatto il suo grido\ndi battaglia in modo fiero, ai limiti dello scostante, primeggiando con un\natteggiamento di distacco, insieme ai suoi pochi amici, in un mondo che si appiattiva\nin una dimensione benpensante, interessata, piccolo borghese. Eppure, dietro\nquesta maschera schiva ai limiti del burbero si nascondeva un uomo sensibile,\ncapace di commuoversi nel ricordo dell’amata, un uomo che negli eccessi tentava\ndi trovare un suo personale equilibrio». All’ingresso una piccola rassegna è\ndedicata al figlio, Cristian Battista, con la presenza di otto opere di piccolo\nformato, creando una continuità generazionale di grande forza poetica. La\nmostra è accompagnata dal catalogo edito da EdartEdizioni
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VERNICE INAUGURALE E APERTURA AL PUBBLICO
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domenica\n19 dicembre ore 18:00
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La vernice d’apertura della mostra è prevista il giorno 19\ndicembre 2021 alle ore 18.00 presso le sale della Galleria in Corso Marcelli\n180 a Isernia. Intervengono: il critico d’arte Tommaso Evangelista. A dare il benvenuto ai presenti saranno la\nstorica dell’arte Carmen D’Antonino,\ninsieme all’avvocato Gennaro Petrecca.\nL’apertura al pubblico, per tutta la durata dell’esposizione, è prevista dal martedì al sabato, dalle 18 alle 20 e la domenica su\nprenotazione sempre nei limiti delle restrizioni previste dall’emergenza\nsanitaria. Ingresso contingentato, obbligo di mascherina. È gradita la\nprenotazione.
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NOTA BIOGRAFICA - Fernando Battista. Nato a Isernia nel 1941 compie gli studi artistici presso\nl’Accademia di Belle Arti di Napoli. Inizia la sua attività espositiva\ngiovanissimo, quando già nel 1956 espone a Roma in diverse collettive. Nel 1961\npartecipa alla VI Mostra nazionale d’arte contemporanea di Termoli. Nel 1962 si\ntrasferisce in Puglia, a Corato, dove insegna nel locale Istituto d’Arte; qui\nconosce la sua futura moglie. Tra le mostre pugliesi del periodo si segnala nel\n1964 la partecipazione alla Biennale d’arte di Bari. Nel 1967 ottiene\nl’insegnamento presso l’Istituto d’Arte di Isernia dove rimane fino al 1970\nquando è chiamato ad insegnare presso il Liceo Artistico di Cassino. Nel 1972\ntiene una personale alla Galleria “Il Fante dei Fiori” di Bari; nello stesso\nanno è invitato alla XVII Mostra nazionale d’arte contemporanea di Termoli. Il\n1973 è l’anno dei grandi lavori: realizza il quadro “Vietnam” e l’opera\n“Veniamo da lontano andiamo lontano” per il Festival garganico dell’Unità. Del\n1974 la partecipazione al V Premio Mazzacurati e la personale presso il Centro\nculturale “Studio 188” di Trani. Nel 1975 è invitato alla X Quadriennale d’Arte\ndi Roma nella sezione “La nuova generazione” con l’opera “Una finestra sulla\nstrage”. In questo periodo si segnala l’amicizia e il sodalizio con Renato\nGuttuso. Nel 1977 partecipa al VI Premio Nazionale Accademia Pontano di Napoli;\nnel 1980 alla Rassegna d’Arte Molisana Comune di Termoli; nel 1983 dipinge il\nciclo autobiografico “L’uccello aveva ragione” ed è presente all’Expo Arte\nBari; nel 1986 alla Rassegna Internazionale Genazzano ’86. Del 1988 è la\npersonale alla Galleria “Il Minotauro” di Roma e la presenza all’Expo Arte di\nBari. Dal 1988 al 1990 la presenza presso il Premio Sulmona. Del 1989 è la personale\nalla Galleria “Emilarte” di Firenze e nel 1990 quella presso la galleria Arte\n’90 di Isernia. Nel 1991 la collettiva “I Margini del Segno” determina la\ncostituzione di un gruppo di artisti molisani. Tra il 1991 e il 1994 si\nsegnalano personali presso la galleria “Renzo Spagnoli Arte” di Firenze e\npresso la sede universitaria di Isernia. Registriamo un cambiamento dello stile\nche diventa maggiormente informale e astratto, quasi ermetico nella definizione\ndelle forme. Nel 1996 entra a far parte del Gruppo III Millennio col quale\nespone in diverse collettive nazionali. Nel 1998 la collettiva “Sequenze\ncinquant’anni di arte in Molise” e nel 2004 la collettiva “Genius Loci” segnano\nil punto dell’arte contemporanea in Molise. L’ultima personale, nel 2016, si intitola\n“Lo sguardo altrove” ed è stata allestita presso lo spazio Pentacromo di\nCassino. Muore nel 2018. Le sue opere sono presenti in prestigiose collezioni\npubbliche e private.
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