CONCEPT DELLA MOSTRA (testo di Antonio Pallotta): “inquadraquesto” è un progetto per una mostra sperimentale volta a indagare le possibilità fra i processi interattivi e quelli dell’interazione.
L’interattività si esplicita maggiormente attraverso la tecnologia digitale. I dispositivi che celebrano questo tipo di interazione forte sono comunemente i telefonini.
L’interazione invece si manifesta per relazione dei corpi con i corpi e dei corpi nello spazio circostante. È in questo senso possibile definirla come interazione analogica o debole.
Non avevo ancora esplorato, prima di questo momento, la condizione di passaggio da un tipo di interazione all’altra, essendomi concentrato da subito sugli aspetti dell’interazione debole.
L’opera consiste in una serie di etichette di forma quadrata di dimensioni 10 x 10 cm con la sola indicazione del QR code, generate secondo la “matrice verità”. Quindi avvicinando il dispositivo al codice apparirà sullo schermo una campitura monocromatica, in alcuni casi combinata con il disegno stilizzato di un fallo, (da qui il titolo della mostra).
Lo scopo è quello di provocare il ricentramento del proprio corpo riposizionandolo al centro del mondo, poiché, l’assenza di informazioni precise alle quali il QR code normalmente è associato, annulla l’effetto forte dell’interattività tecnologica che si trasforma quindi in gioco e inoltre, non “delocalizzando” la mente altrove, “riposiziona” il corpo” nello spazio d’azione hic et nuc.
Il fallo stilizzato ha lo scopo di esacerbare lo straniamento e la sensazione di détournement. La condizione di disagio che innesca, spinge il fruitore a guardarsi intorno per evitare di essere guardato in una situazione di imbarazzo e quindi di guardare gli altri corpi in azione, o meglio in inter-azione.
L’assenza di informazioni, il “niente” da osservare, sono delle provocazioni ludiche, contro il dispotismo delle sovrastrutture di pensiero, di sistema e della concezione del mondo intorno al logo-fono centrismo di marca psicologica.
Siamo innanzitutto corpi danzanti intorno al fuoco.
Alla realizzazione dell’opera hanno collaborato Annalisa Pallotta e Gabriella Andrea Masucci.
NOTA CRITICA DI CARMEN D’ANTONINO: Chi è Antonio Pallotta? Porre questa domanda è un quesito fondamentale per capire la personalità e le varie opere d’arte che accompagnano l’artista nel percorso della sua vita.
La ricerca artistica di Antonio Pallotta parte dall’idea di un’interazione fisica, non psicologica con l’oggetto, attraverso manipolazione e attenzione. Sgretolando la barriera invisibile che da secoli esiste tra l’opera d’arte e l’osservatore, quest’ultimo viene invitato a far parte del processo autoriale dell'opera, che si predispone ad essere sempre diversa; i lavori dell’artista sono componibili e traggono ispirazione dalla sua natura di architetto. L’interazione è il principio cardine intorno cui ruota tutta la ricerca dell’artista e richiede la partecipazione attiva del pubblico. La corporeità, sia totale che parziale, il contatto fisico con l’opera e la modificazione del proprio atteggiamento nei confronti di quest’ultima è essenziale nel lavoro dell’artista e serve a recuperare il senso del corpo riposizionandolo al centro del mondo, a differenza della fruizione classica dell'opera d'arte che avviene principalmente attraverso il centro psicologico.
La mostra intitolata “inquadraquesto” è un viaggio esperienziale che ci porta a confrontarci con noi stessi ma allo stesso tempo a trovare delle soluzioni che si distaccano completamente dall’arte ordinaria. Siamo di fronte a qualcosa di nuovo, lontano dagli schemi tradizionali, immerso nei “colori grammaticali” (rosso, giallo, verde, blu) e nel gioco contribuendo a stimolare in noi quella che possiamo definire la curiosità, l’ironia nel divertirci e capire come l’arte possa essere cambiata. Le opere di Antonio Pallotta rispecchiano molto il pensiero critico e filosofico di Sergio Lombardo, il quale afferma che; “l’arte è un campione rappresentativo, un modello rappresentativo dei più caratteristici valori di una cultura. Siamo di fronte ad una idealizzazione che non può ripetere il passato, ma rappresenta il punto di vista di una cultura attualmente emergente, che idealizza il passato e che per questo rifiuta la direzione versi alla quale è orientato il progresso”.
Lo scopo dell’arte quindi è proprio quello di esprimere dei valori latenti che tentano di affermarsi caratterizzando una cultura storica e a tal proposito se gli scopi sono realmente condivisi come si evince dalle opere di Antonio Pallotta, allora possono essere raggiunti; gli oggetti che rappresentano questo raggiungimento sono arte e nuovi modelli rappresentativi per la società contemporanea che rappresentiamo.
NOTA CRITICA DI GENNARO PETRECCA: Lo scopo apparentemente provocatorio della personale di Antonio Pallotta maschera una riflessione profonda di tipo relativistico nel senso che, come intuito già nel 1915 da Einstein, non possiamo pensare ad un corpo in movimento senza relazionarlo ad un altro, così come non possiamo pensare al tempo se non in relazione allo spazio.
Nella società contemporanea si sta affermando in modo sempre più marcato una nuova forma di scrittura e di decodificazione del testo di cui il “codice a barre” rappresenta l’estrema sintesi, una sorta di codice cifrato che ci riporta all’antica civiltà egizia.
Si destruttura il linguaggio come Pallotta indica in un rimando alla filosofia decostruttivista che da Heidegger porta a Derrida fino alla messa in scena teatrale di Carmelo Bene il cui filo conduttore è la discussione dubitativa del senso ontologico dell’Essere.
Un uomo e l’osservazione di un oggetto e non solo, un oggetto da decifrare il cui significato ci apre
un nuovo mondo, ci pone degli interrogativi e ci riposiziona nello spazio-tempo.
A pensarci bene quella di Pallotta è la naturale, rivisitata provocazione di Marcel Duchamp che agli inizi del XX secolo, decontestualizzando un banale oggetto di uso quotidiano operò una rivoluzione copernicana nella storia dell’arte.
La Biennale in corso a Venezia, come alcuni Documenta di Kassel, tendono ad accentuare sempre più l’allargamento del concetto di “gesto artistico” non più costretto nella sua accezione accademica e plastica quanto orientato ad un dialogo profondo tra il contemplante ed il contemplato.
“INQUADRAQUESTO” costituisce un perfetto esempio di tale rapporto binario che farà dubitare molti osservatori sul futuro dell’arte.
Ma è proprio questo lo scopo che la natura artistico filosofica di Pallotta si prefigge di raggiungere, il porsi delle domande, nella consapevolezza che coloro che si fermano alle certezze ostacolano il divenire arenandosi nella dimensione fenomenologica della realtà.
NOTA BIOGRAFICA: Antonio Pallotta è nato a Isernia 15 luglio nel 1981 dove vive e lavora. Ha conseguito la laurea in Architettura presso la Facoltà di Pescara nel 2008. Architetto e artista si occupa anche di poesia e di filosofia. Dal 15 gennaio 2013 è il presidente dell’associazione SM’ART - l’arte sm! con la quale, in veste di direttore artistico, organizza il P.A.C.I. Premio Auditorium Città di Isernia ed altri eventi artistici. Si avvicina all’arte con delle opere che rievocano la temperie culturale del cyberpunk e le teorie di Donna Haraway. Abbandonata quella ricerca dal 2012, si dedica all’“interarting”, richiamandosi all’eventualismo, alle avanguardie artistiche dell’arte programmata, alle esperienze di Piero Manzoni, di Gianni Colombo e del gruppo T. Della sua ricerca fanno parte anche i tentativi di approfondimento degli apparati e dei retroterra teorico-filosofici. Da luglio a dicembre 2017 ha partecipato al master di perfezionamento di trecento ore per artisti under 35: “Proforma–dalla Forma al Mercato”, tenutosi a Campobasso presso l’università del Molise, aula Aratro. Nel 2020 è risultato fra i 100 finalisti del Premio Arte Cairo con la pubblicazione dell’opera candidata sulla rivista ARTE n° 576 agosto 2021. È presente al MAAM di Roma, al Museo del Presente di Rende (CS), alla Tavola di Migliandolo di Asti, al Museo del Mar Castillo Fortaleza di Santapaola, Alicante, Spagna, all’Auditorium Unità d’Italia di Isernia, all’Archivio digitale della Galleria d’Arte Moderna, al Museo Archeologico F. Ribezzo di Brindisi, alla Fondazione Franco Summa, alla Gea Medica Istituto Europeo di Riabilitazione di Isernia. In occasione della visita a Cittadellarte ha lasciato una sua opera in forma di donazione spontanea al Terzo Paradiso di Michelangelo Pistoletto. Nel 2019 ha partecipato come artista in residenza al MACRO Asilo. Si sono interessati alla sua ricerca: Gioia Cativa, Tommaso Evangelista, Paolo Meneghetti, Ferdinando Creta, Massimo Pasqualone, Maurizio Vitiello, Enzo Le Pera, Daniela Madonna, Giorgio Berchicci, Giorgio Grasso, Lorenzo Canova, Piernicola Maria di Iorio, Salvatore Parlagreco, Carmen D’Antonino, Silvia Valente, Brizia Minerva, Antonio Marrazza, Giuliana Schiavone, Fabio Benincasa. Da giugno 2021 collabora in modo sistematico come co-direttore artistico e supporto tecnico con la galleria d’arte Spazio Arte Petrecca di Isernia.
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